mercoledì 29 giugno 2011

Passo una mattina davanti alla zona “Monti” della città dei trulli, ti vedo questo e scatto una istantanea. Poi la rivedo a tavolino e deduco che questa foto richiede alcune considerazioni. E' senz'altro l'emblema di una serie di nodi irrisolti (ed irrisolvibili, forse) che attraversa questa piccola ed unica cittadina, ma andiamo con ordine. Anzitutto occorre, sinteticamente per i non alberobellesi, fare un po' di storia. Anzitutto le leggi n.1089 e n.1497 del 1939, che hanno individuato il bene da tutelare e poi circoscritto, poi il PRG locale (1985-1992). In mezzo ci sono delle non-leggi ovvero un documento-studio denominato “Prontuario del Restauro” del 1985, adottato nel 2008 a Regolamento nelle zone a tutela Unesco ed appunto il riconoscimento Unesco, datato 7 dicembre 1996. Cosa è previsto in sostanza: che gli interventi sui trulli debbano conservare le caratteristiche di questi manufatti, definiti “in pietra a secco” ovvero senza l'intervento delle malte, non introducano elementi nuovi ma solo conservino l'esistente e qualora per esigenze tecniche si debba provvedere ad aggiunte (es. servizi igienici, vani tecnici) questi siano estremamente limitati e distinguibili dal corpo edilizio a trullo. I tecnici che operano su questo centro storico sanno che ciò si traduce in rigide regole, che hanno sì come scopo finale la salvaguardia di questo patrimonio edilizio così particolare, ma hanno anche un aggravio economico non indifferente: le maestranze lavorano a mano, sono poche e ricercatissime, le liste di attesa sono valutate in 6-12 mesi, dall'incarico alla cantierizzazione, i costi al metro cubo sono 3-5 volte quelli di un moderno edificio civile laterocementizio. Ed ovviamente non è possibile costruire un trullo ex-novo, argomento tabù ...
Le contraddizioni si scontrano attorno all'interesse economico dettato dal flusso turistico nella zona monumentale di Alberobello (il centro storico), che va crescendo e nell'ultimo decennio ha conosciuto vette mai toccate prima (per una cittadina di 11.000 abitanti il flusso annuo è circa di 59.000 arrivi registrati – dato 2006 Regione Puglia).
Dunque, una foto così l'avrei semplicisticamente intitolata “cemento sui trulli”, l'autopompa sulle cupole fa saltare all'occhio l'evidenza di un centro storico che vuole sopravvivere alle leggi del mercato, facendo passare in secondo piano (purtroppo) le pie intenzioni di una integrità nella tradizionale tecnica costruttiva del trullo basata esclusivamente sulla lavorazione a secco dei conci lapidei. Dov'è il punto di incontro? Un centro storico col trullo musealizzato, trullo come residence o mercificazione del trullo?
A tale materia le amministrazioni, sotto la spinta di precisi adempimenti di carattere generale, stanno rispondendo mettendo a punto un Piano di Gestione del sito Unesco, di cui ancora non si intravede il documento finale, presumibilmente per questioni economiche: tale documento dovrebbe mettere un po' d'ordine alla materia.
E le migliaia di coni nel territorio extra-urbano fuori dalla perimetrazione Unesco? Ed ancora, i trulli fuori dal territorio di Alberobello (es. Valle d'Itria) per nulla interessati a disquisizioni teoretiche come ad es. uno strumento urbanistico unico con cui affrontare l'intero territorio dei trulli abbracciante ben 3 provincie (Bari-Taranto-Brindisi)?
Godiamoci questa immagine, nel frattempo.