martedì 12 dicembre 2023

Grafiche Spinosa Alberobello: una storia lunga 60 anni.

Una storia lunga almeno sessant'anni. Ma partiamo dall'inizio.
Anno 1962: il giovane Martino investe tutta la sua eredità nel progetto di realizzazione di un'attività del tutto inedita nella Città dei Trulli: costruire la prima tipografia. Dopo essere stato a bottega, l'anno precedente, da un'importante stamperia a Taranto ed aver appreso le basi della nobile arte grafica, partono i lavori, nel suolo di via Don Francesco Gigante.


Gli anni '60 e '70

Ed è l'anno 1963, l'anno decisivo: l'edificio è pronto, si comincia! 







Le nuove macchine da stampa della torinese Saroglia (una platina semiautomatica, un torchio tipografico, una cucitrice a filo, un tagliacarte a volano ed un set completo di caratteri mobili in piombo e legno) vengono scelte, ordinate e consegnate nel giro di pochi mesi e Martino provvede egli stesso al montaggio, da solo e prima dell’arrivo del tecnico da Torino: la voglia di iniziare a produrre è tanta.

I primi anni dell'attività trascorrono senza agi, tra gli apprezzamenti e la curiosità della gente. L’unico paragone che gli amici e conoscenti riescono a fare, per riuscire a spiegarsi questa nuova attività di Martino, è con la scena del film  “La banda degli onesti” del 1956, dove il tipografo Giuseppe Lo Turco (Peppino De Filippo) tenta di stampare banconote false nel suo laboratorio, spinto nell’impresa dal portinaio Antonio Bonocore (Totò) entrato fortuitamente in possesso del clichè di stampa. 

A Martino spesso chiedono se può fare ciò che si vede nel film (ossia stampare le banconote) e lui per tutti costoro ha la stessa risposta: “Sarei straricco se solo avessi le macchine necessarie a stamparle.”, a simboleggiare l’abissale differenza di tecnologia tra le sue e quelle dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato!

L’arte tipografica è fatta di caratteri mobili allineati uno per uno, a comporre parole, che compongono frasi che generano messaggi, concetti, dichiarazioni d’amore, notizie di cronaca, necrologi, annunci pubblicitari. 

E dunque è un’arte antica, fatta di lentezza e pazienza: comporre, allineare, bilanciare gli spazi, inventarsi pause grafiche, scegliere la carta e gli inchiostri, stampare in maniera esattamente uguale dieci, cento, mille, diecimila fogli. Poi esausti ma appagati dal risultato con pazienza (ed un pizzico di malinconia) scomporre tutto, recuperando ogni singola lettera e singolo spazio, riporre ogni elemento nel proprio cassetto per ricominciare da capo, l’indomani, con nuovi testi e nuove composizioni grafiche. Il tutto senza sbagliare, neanche una lettera, neanche una virgola, perché ogni errore desta inutile ilarità e resta un segno a vita. 



La tipografia di un piccolo paese è anche un luogo dove si incontra il destino della coppia di sposi novelli in procinto di stampare il proprio invito di nozze, dove si raccoglie il dolore della vedova che porta il testo dell'annuncio funebre del congiunto, dove nascono le speranze dell'imprenditore che stampa la sua prima carta intestata, dove lascia le sue lagnanze il nobile decaduto che vuole rivivere un'effimera gloria autoproclamandosi in un diploma di benemerenza. 

Il tipografo che diviene anche un buon consigliere, all'occorrenza un fotoreporter, insomma uno stimato tuttologo, con la sua pacata ma acuta dialettica. 

Un uomo da sposare dunque, e la bella e giovane sposa Marta arriva, portando Martino a nozze nello spazio di un'estate: ed in quel grande giorno del 1967 non può mancare una foto davanti alla tipografia, che è insieme una dimora ed un progetto
di vita.





Una felice unione che porta subito tanto frutto: quattro figli. Ci scherzavano sopra, i due, perché agli amici che chiedevano conto della prole numerosa rispondevano puntuali: "Noi stampiamo in grande tiratura, perché abbiamo il clichè".
E come tutte le storie di bottega, sono pargoletti che non distinguono tra un luogo di lavoro ed un parco giochi: si cresce tra i caratteri mobili alla Gutemberg e la carta bianca, tra le macchine e gli inchiostri.


L'intuizione di portare ad Alberobello le Arti Grafiche (come recita la targa incisa all'ingresso della tipografia), quel piccolo borgo sulle Murge pugliesi così caratteristico per i suoi trulli e che in quegli anni comincia a farsi conoscere al mondo grazie al nascente turismo di massa, prevedibilmente ha risvolti economici positivi: lo scetticismo di papà Giuseppe, inizialmente perplesso per come il figlio Martino ha speso la sua eredità è finalmente vinto: ormai glielo si legge in faccia, tra i suoi baffi!

Gli anni '70 si aprono con la volontà di ampliare la sede per affiancare alla tipografia la tecnologia litografica, di cui Martino ha visto applicazioni nelle fiere specialistiche di Milano. L'idea è quella di utilizzare la parte seminterrata accedendo dalla nuova viabilità che nel frattempo la città di Alberobello ha messo in cantiere, via Domenico Morea. I lavori sono ambiziosi: lo sbancamento di un intero piano coi mezzi di quel tempo non è roba da poco, ma nel 1976 la nuova sede è pronta. 

La tenacia e la costanza lo premiano: in quegli anni nascono le prime testate giornalistiche locali e a cadenza mensile la tipo-litografia attrae per qualche giorno una multiforme umanità fatta di aspiranti giornalisti, disegnatori e scrittori, trasformandosi nella redazione di un giornale sportivo oppure di un periodico politico, il luogo dove nasce una pubblicazione a carattere culturale oppure una guida turistica.



Il layout aziendale è completo. Nei centosettanta metri quadrati trovano spazio un reparto prestampa (con area composizione, montaggio e fotolito, camera oscura) un reparto stampa litografico, il reparto tipografico a caratteri mobili (in piombo ed in legno), il reparto taglio ed allestimento, il magazzino carta, bancone reception, ufficio e servizi. 


Sul finire della decade compare in tipografia anche una Linotype: la gloriosa macchina con le leggendarie matrici carattere in bronzo.


 Gli anni '80


La tecnologia corre veloce: nel reparto prestampa la compositrice IBM a testina rotante (praticamente una macchina da scrivere elettromeccanica, priva di memoria) comincia a non reggere il passo coi ritmi di lavoro. Si affacciano sul mercato le prime fotocompositrici elettroniche ed inizia la ricerca tra i vari modelli nelle fiere specialistiche. Sono macchine dai costi ancora altissimi e che richiedono scelte ed impegni importanti, ma non si può attendere oltre. Così nell'estate del 1981 fa il suo ingresso in azienda un moderno computer, il Berthold CPS 1000, un bel pezzo di tecnologia tedesca specifico per la composizione dei testi, dotato di memoria a dischi flessibili "floppy" da 8 pollici.

Un tecnico specializzato si trasferisce in Alberobello per 15 giorni appositamente da Milano per formare quattro operatori per altrettante installazioni, le prime nel territorio pugliese: saranno giorni intensi e per nulla facili, ma la soddisfazione di vedere il testo composto al monitor (rigorosamente monocromatico) apparire perfettamente in pellicola fotografica dopo il passaggio in camera oscura, ripaga gli sforzi. E' un grande passo in avanti, ma in quel tempo testo ed immagini seguivano ancora strade separate: queste ultime vengono ancora riprese, elaborate e stampate con metodi fotomeccanici, impiegando speciali macchine fotografiche e tecniche del tutto "analogiche", in camera oscura tra bacinelle e pellicole.

Siamo anche in un'epoca nella quale la prevenzione dei rischi sui luoghi di lavoro è ancora materia di studio per pochi e lavorare a diretto contatto con agenti chimici espone la salute degli operatori a pericoli. Non esiste prevenzione, ma solo una corsa ai ripari quando si manifestano le problematiche: ne fa le spese proprio Martino, colpito da una forma anemica di origine sconosciuta. Passerà un intero anno lontano dalla propria azienda e facendo la spola tra Alberobello e Roma, prima di una diagnosi precisa ed una terapia, finalmente con esiti positivi. 

La consorte Marta assume il comando dell'azienda e tenacemente attraversa e supera quel periodo insieme ai quattro figli preadolescenti. Saranno eliminati dal layout aziendale le apparecchiature responsabili delle emissioni nocive.


 


Gli anni '90 e il nuovo Millennio




Ancora una volta è l'evoluzione della tecnologia che impone il passo alle aziende: le tecnologie fotomeccaniche accusano l'obsolescenza, ancora più la tradizionale stampa tipografica, ormai ridotta a poche richieste e non in grado di rispondere alle esigenze creative dei grafici. 
Si profila una nuova svolta, che questa volta si preannuncia epocale: la rivoluzione "digitale" del reparto prestampa. 

Già da qualche anno Apple col suo prodotto di punta, il Macintosh, sta rivoluzionando il settore con macchine molto potenti e con interfaccia grafica estremamente intuitiva: un abisso rispetto alle vecchie fotocompositrici! La possibilità di gestire con una sola macchina testi ed immagini, colori e sfumature, poter impaginare comodamente a video senza tavoli luminosi, scotch e pezzi di pellicola, poter disporre di softwares che lasciano realizzare al grafico qualunque idea abbia, spinge al passo. 

Così nel finire del 1993, a trent'anni dalla nascita delle Grafiche Spinosa, compare in azienda il primo sistema di computer-grafica: un Macintosh "Quadra", con monitor Sony Trinitron, scanner RGB e stampante Laser. La dotazione software può contare sugli applicativi Quark X-Press, Macromedia Freehand e Adobe Photoshop. Al quale presto si affiancheranno altre periferiche e poi altre postazioni che andranno ad aggiungersi a quella principale.

Alle fiere specialistiche in giro per l'Italia ci vanno i figli, ormai ragazzi, per tornare con nuovi spunti e nuovi suggerimenti tecnologici: siamo già oltre la carta stampata, si pensa al multimediale. Così, nasce il primo progetto multimediale targato Grafiche Spinosa: un CD-ROM prodotto dal Comune di Alberobello e cofinanziato dalla Unione Europea contenente una nuova storia della Capitale dei Trulli, dalla inedita veste grafica.

Un ennesimo passaggio logistico si rende necessario: la sede di via Domenico Morea sarà interessata da lavori migliorativi (l'aumento delle ventilazioni, delle finestrature ed altezze utili) che unitamente alla riduzione dei prodotti chimici ed all'impiego di cicli di produzione più ecologici porteranno ulteriore benessere ai luoghi, memori delle esperienze vissute negli anni '80. Nel 2004 sarà necessario un ri-trasferimento alla sede originaria di via Don Francesco Gigante. Un trasferimento che doveva richiedere solo il tempo necessario per i lavori e che si protrae più del previsto: oltre un anno, prima di rientrare nella sede. In questa fase si decide per l'eliminazione del tradizionale reparto tipografia, in favore della litografia e della stampa digitale. 


Coincide con questa fase, il passaggio di consegne aziendale, da questo momento nelle mani di Orazio Spinosa.


Anno 2023: bilancio dei primi 60 anni


Un percorso che continua, con passione e cura per un'arte, quella della grafica appunto; che tra le varie declinazioni oggi torna a riabbracciare le vecchie tecniche tipografiche, ricomparse in laboratorio per alcune applicazioni speciali. 






La digitalizzazione certo ha avuto la meglio, ma non ha preso il sopravvento sul controllo manuale e sull'attenzione al dettaglio tipici di una tradizione artigianale solida e di lungo corso, come questa parabola lunga sei decadi ha dimostrato. E continuerà a dimostrare alle future generazioni.


Per inciso, Martino non ha mai smesso la buona abitudine di insegnare ai ragazzi i rudimenti dell'arte grafica, iniziata negli anni '70 con le visite delle scolaresche presso il suo laboratorio tipografico di via Gigante e proseguita fino agli anni 2000.
In quelle visite, molti ragazzini hanno visto accendersi la scintilla per poi diventare, nella vita adulta, altrettanti grafici o tipo-litografi.




(a nostro padre, per il suo 89mo compleanno - Giuseppe, Rosamaria, Sirio, Orazio)

venerdì 18 marzo 2022

Eroicamente.

Mi piace ricordarti come in questa foto, Giuseppe: operativo, alle prese con la ristrutturazione del mio nuovo studio, anno 2005. Ti affidai i lavori, quando nessuno credeva in te e dicevano che eri troppo giovane per essere a capo di un'azienda già strutturata e con diversi dipendenti. Invece si sbagliavano, perchè i lavori furono portati a termine rispettando perfettamente contratti, tempi (inclusi gli imprevisti) e qualità delle finiture. Negli ultimi mesi ti ho visto combattere eroicamente contro "la stronza", ieri sera ci giunge la cattiva notizia, mentre io e Maria Grazia guardavamo l'ultima puntata della fiction Rai DOC - Nelle tue mani. Proprio DOC diveva che loro, i medici, si mettono in mezzo tra il paziente e "la stronza", ed il sacrificio di una vita, quando la stronza ha la meglio, non è mai inutile, perchè ne salva altre: la morte è una vita mutata e migliora chi rimane. Giusè, la tua vita eroicamente donata ci migliorerà tutti.


venerdì 31 dicembre 2021

Anno uno.

Quello che succede a San Silvestro è che fai i bilanci, quasi devi farlo. Non volendo sottrarmi alla tradizione, volendo farlo in maniera sintetica ma efficace, ho pensato che anzitutto questo anno 2021 succede a quello tsunami che è stato (per tutti) il 2020: quindi rappresenta una sorta di "anno uno", quello da cui ripartire dopo un reset. Ok, e sia.
Un attimo, ci vuole una foto che rappresenti degnamente la cosa... ce l'ho.
Fine settembre, una mattinata in giro per Torino, alla ricerca di una piadina nell'ora di pranzo, in una pausa appena terminata la sistemazione nel nuovo alloggio, quello del trasferimento dopo il grande lockdown: mi intenerisce, una mamma coi propri figli a mo' di guardie del corpo. Tenerezza, tanti significati.
Dueperdiciassette è nato per loro: erano bambini quando nacque questo blog, ora si affacciano alla vita matura, quella degli studi in una città a mille chilometri da casa, per seguire le proprie passioni e farle diventare qualcosa di cui vivere.
Cosmo per una serie di circostanze raggiunge Martino al nord. Ecco ci siamo: ora parte la retorica del nord-sud, il PoliTo che è meglio del PoliBa, ma pure il PoliMi è valido... ma basta, è deciso così!
Si matura con le scelte consapevoli: questa è una di quelle scelte in cui nè io nè Maria Grazia abbiamo avuto influenza. Quando sono scelte che sorprendono siamo alquanto orgogliosi, significa che in tutti questi anni abbiamo seminato e stiamo assistendo all'ora di iniziare a vedere i frutti (quanno ce vò, ce vò...)
Anno uno, testa sulle spalle, il mondo è vostro: conquistatelo, ovunque. 




sabato 4 settembre 2021

... venticinque anni di matrimonio.


"Certo che voi, ragazzi, siete proprio speciali: addirittura siete alle nozze d'argento!"
"Perchè, Che c'è di strano? Lo auguriamo anche a voi!
"Sì certo, ma oggi i rapporti di coppia mediamente durano 5-7 anni. Ma ce l'avete un segreto?!"
"Ebbene sì, e finalmente dopo 25 anni possiamo svelarvelo..."
"Davvero?"
"Nelle discussioni, uno di voi abbia la forza di 'tenersi dentro' l'ultima parola."
"... cioè?!?"
"Cioè non lasciate che le discussioni (che normalmente accadranno nel vostro rapporto, sarebbe strano il contrario) diventino un pericoloso botta-e-risposta senza fine nel quale ognuno rimane inchiodato sulle proprie posizioni."
"Ah, bello! Sai che c'è: ce la scriviamo questa massima!"
"Fate pure!"
"... comunque auguroni. Anche per i vostri ragazzi!"
"Grazie. Anche a voi!"

venerdì 2 aprile 2021

Venticinque (anni da "ingegnè")

 

"Voi un giorno sarete ingegneri... (si girò verso la lavagna e disegnò un grande "007")". Classe muta, sconcerto. "... 007, licenza di uccidere!" Risata di circostanza generale. E proseguì con un altro disegno alla lavagna, una graticola tipo le linee vuote al gioco del tris. Silenzio. Capimmo tutti che non si riferiva al gioco del tris, ma al gabbio. Era il primo giorno di lezione al corso in Scienza delle Costruzioni, terzo anno al PoliBa: si presentava così l'anziano professore, un super-ingegnere. Parole che mi sono rimaste scolpite nella mente per tutti gli anni a venire, fino a oggi, a 25 anni dal giorno nel quale ho conseguito il titolo di Dottore in Ingegneria Elettrotecnica. Analizza, risolvi e prenditi le responsabilità. Qual'è il prezzo? Se sei un libero professionista, il prezzo lo decidi tu, se sei un dipendente di un'azienda, il prezzo è il tuo stipendio... ho scelto la prima strada, le montagne russe. Quel giorno in un'aula del PoliBa non potevo saperlo, ma il vecchio prof nella sua ammonizione, addolciva la pillola amara degli anni che sarebbero venuti dopo. Ma insomma, in fondo, sono stati anni gloriosi, questi primi 25 da "ingegnè": a volte ti senti onnipotente, a volte sei schiacciato. Ma ti rialzi sempre, quasi miracolosamente. Analizza, risolvi e prenditi le responsabilità: è diventato presto il mio mantra, dicono pure che sia bravo: cosa posso desiderare di più? Certo, bravo a maneggiare patate bollenti, a sbrogliare matasse, a fare da parafulmine, bravo pure a cambiare lampadine (con gran gaudio della consorte, eheh!). A proposito di lampadine, dopo la proclamazione, la sera invitai tutti a casa per un rinfresco: al termine regalai a tutti i convenuti, amici e parenti, un piccolo ricordo simbolico: una lampadina, ad incandescenza. Una missione nobile: la luce, l'energia, vita confortevole, da portare ovunque. Una missione che mi accompagna ancora: ho solo sostituito la tecnologia, sono passato dalle caldaie a gas alle pompe di calore, dall'incandescenza al LED ;-)


giovedì 31 dicembre 2020

Duemilaventi: sembrava amore invece era...

 


La numerologia per quest'anno 2020 appena conclusosi avrebbe predetto un anno di buon auspicio, certamente carico di tante aspettative... Numero tondo, divisibile per 2,4,5,10,20,101, bello anche graficamente, sia in versione araba che romana (MMXX) e persino binaria (11111100100). 

Poi è arrivata la pandemia: se il 2020 voleva lasciare di se un segno epico beh, c'è riuscito! Riflettevo sul fatto che quest'anno ha rimesso in discussione praticamente tutto: valori, amicizie, abitudini, credenze, alimentazione, lavoro, educazione, istituzioni. 

Ho visto stimati colleghi con tanto di laurea scientifica diventare complottisti, antivaccinisti e seguaci di pseudoscienze; ho visto joint-venture tra aziende brillanti saltare contro ogni previsione logica; ho visto città talmente deserte da sembrare finte. Abbiamo imparato a leggere i grafici ed una volta interpretati abbiamo avuto paura. E ci siamo chiusi in casa, e non per un giorno, ma per cento giorni. La fortuna di avere una casa abbastanza grande, calda ed iperconnessa: tutti e quattro riuniti per vivere, forzatamente, un periodo certamente irripetibile. 

Ne siamo usciti cambiati, forse migliori. Ci sono cose, ad esempio, che non avrei mai pensato di desiderare, gesti comuni pre-Covid ora rari o quasi impossibili: una stretta di mano, un abbraccio, una colazione di lavoro per guardarsi faccia a faccia (senza mascherine). 

Io ed Mgz abbiamo scoperto l'ortoterapia, abbiamo cominciato a prenderci cura di un piccolo pezzo di terra, a suon di zappa, carriola e secchi d'acqua: la prima insalata coi nostri pomodori aveva un sapore nuovo, di una bontà difficile da spiegare a parole. Eppoi per la prima volta non ho fatto bilanci economici di fine anno, perchè non me ne frega proprio nulla: sono vivo, anzi siamo vivi ed in salute, quindi siamo ricchi. 

Dunque, col rischio di sembrare uno sciocco, affermo che per me il 2020 è stato un anno grande, direi necessario: roba da vertigine, da ricordare come di quando ho sconfitto le paure attraversandole e superandole. E sono grato al 2020, nel quale ho riscoperto il valore di una casa ed una famiglia, ormai passata dallo status di amorevole ad … adorabile!


domenica 22 marzo 2020

Emergenza 2020: un'analisi parziale.

Finora ne avevamo letto solo sui libri di storia oppure nei romanzi fantasy, in questi giorni (e mentre ne scrivo) la stiamo vivendo: un'emergenza sanitaria di portata planetaria. Il virus SARS-CoV-2 avanza, la scienza è in corsa per escogitare i rimedi per debellarlo, così come è stato già fatto in passato con altri patogeni. Solo che non c'è tempo, lui è molto veloce, è invisibile e perfido.
Le misure di contenimento messe in atto dalla Presidenza del Consiglio col D.P.C.M. 11 marzo 2020 sono inedite nella storia repubblicana ma originate dalla forza dei numeri: la statistica è una scienza assai delicata, permette di prevedere gli eventi (senza scomodare le profezie) e permette al Sistema Sanitario Nazionale di affrontare l'emergenza senza collassare. Da quel momento la nostra vita quotidiana è stata sconvolta: anch'io, mi sono attrezzato in modalità smart-working e parallelamente, ho iniziato a collezionare i dati giornalieri del bollettino Protezione Civile, perchè il mio conforto è nella forza dei numeri. Sull'esperienza cinese ho creato un modello matematico, basato sulla primitiva "distribuzione chi quadro".
L'andamento del diffondersi dell'epidemia ha seguito molto bene il modello, fino al 18.03, dove ho notato una anomalia. Solo tre giorni dopo mi è stato tutto chiaro: al primo fronte epidemico se ne è sovrapposto un secondo, più importante e massiccio. Bingo. In modo sintetico, quanto sta accadendo ricalca questo schema in figura: primo e secondo fronte sono rispettivamente il tratteggio verde e la linea gialla, in rosso l'andamento del contagio coi dati reali.
Il primo picco era previsto attorno al 27.03, ora invece si assesta al 02.04. Non ho scoperto nulla di nuovo, lo scenario è quello esaminato al punto 2 di un dossier del Washington Post il 14.03, a proposito della crisi cinese: è un modello solo un pò più complesso, che qualcuno meglio di me ha già studiato.
La situazione evolve ancora, ma sono abbastanza chiare due cose: 1) la previsione della prima ora viaggiava con numeri già preoccupanti (circa 50mila contagiati a fine epidemia), la seconda si posiziona con numeri pressochè doppi, che mettono a dura prova il SSN; 2) la serrata totale delle attività imposta dal DPCM pone un limite temporale per la ripresa delle attività nel 03.04, certamente basato sulle previsioni della prima ora: vista l'evoluzione successiva dovremo prepararci ad una dilazione di quel limite.
In termini di vite umane si parla mediamente di una mortalità del 6% circa, ahimè i dati italiani riportano finora un valore percentuale più alto (di quasi due volte): l'analisi di quest'altra anomalia è tuttora in corso.
In termini sociali questa emergenza ci sta già facendo sperimentare nuove modalità di interazione, con cui dovremo necessariamente familiarizzare: sopravviveranno solo i più inclini al cambiamento, prepariamoci a ciò.
Le conseguenze in termini economici, sia a livello nazionale che internazionale avranno una portata storica. Ciascuno di noi, ognuno con le proprie capacità dovrà mettere mani alle migliori idee e migliori risorse e condividerne: così non ne usciremo devastati da questa catastrofe, ma nuovi.