sabato 25 novembre 2006


Quando la vidi per la prima volta ero piccolo, ma non abbastanza da non intuire che quello doveva essere un simbolo della città. L’architetto Giò Ponti pensò e realizzò questa splendida chiesa davvero come un monumento. Fine anni ’60: nel pieno del boom economico Taranto si andava espandendo rapidamente con i suoi commerci navali e le sue acciaierie. Il fascino di quest’opera resiste tutt’oggi, pur se soffocato dalle edificazioni che le si sono strette attorno, scimmiottandone un po’ lo stile. Ma lei, la Concattedrale, austera ed elegante signora, continua a distinguersi e a resistere, irradiando lo spazio del suo mistero.


mercoledì 15 novembre 2006

Trigonometria in cucina.

Un annetto fà, quando Ishtar era ancora nell’iperspazio cosmico, il buon Pseudolo ci onorò della sua compagnia in una memorabile cena. Al momento del dessert, la torta alle mele di mia moglie presentava un problema: servirla in un modo tale da non scontentare nessuno dei commensali. Idea: torta alle mele in 30 piccoli pezzi perfettamente uguali (in peso).
Perché si sa, dalle nostre parti non si può lasciare il commensale nella soggezione di dover lasciare una fetta troppo grande a metà. Dunque meglio tanti pezzi piccoli che pochi grossi (meglio ancora se “quanti” indivisibili, sommabili se si vuole).

Il rito si svolse all’incirca così. Individuato un cerchio intermedio di raggio R1 (frazione del raggio esterno R), fu suddiviso il cerchio interno n. 12 pezzi e la corona esterna n. 18 pezzi. La superficie totale come noto è S = π R1^2 + π (R^2 - R1^2) = 2S’+3S’. Fu necessaria la risoluzione del sistema di equazioni di secondo grado in S’ ed R1 (parametriche in R), ottenendo facilmente: R1 = √2/5 R. Fatto questo, occorreva tracciare 3 diametri orientati rispettivamente a π/3, 2/3π e π, individuando così n.12 settori, n.6 esterni ed altrettanti interni al cerchio di raggio R1. E qui il tocco finale: la divisione esatta per 2 dei pezzi dei settori interni, per 3 dei pezzi dei settori esterni. Il risultato ottenuto fu quello di figura, salomonicamente concepito e democraticamente accettato da ogni commensale. Bon appetit.



domenica 5 novembre 2006

Antichi fuochi

Da giovane lui doveva essere prestante. Ma anche la vecchietta mia dirimpettaia, over-80 ma ancora con capelli biondoplatinati, in gioventù doveva essere piacente. Per lui, lei era una tappa fissa, almeno fino l’estate scorsa. Lui lasciava con una scusa la casa protetta ove era ospite per andarla a trovare: arrivava con la sua Panda e doveva pazientare parecchio per farsi aprire. Alla fine lei apriva, lui presto entrava e lei richiudeva la porticina, con fare furtivo. Vedovi e coetanei, lui si offriva per piccole commissioni come accompagnarla alla posta o scendere giù a prender legna dalla cantinola. Poi rientrava all’ospizio (e ricordo bene le partenze a sgassate di frizione e marcia alta alla povera Panda!) Qualcuno fantasticava e maliziosamente domandava: ma state insieme? E lui candidamente rispondeva: “Siamo solo vecchi amici”. E così da diversi anni. Ora lui non c’è più, ma stamattina ho visto un altro arzillo dietro la porta della dirimpettaia…