lunedì 31 dicembre 2007

San Silvestro in casa: scelta necessaria per diverse ragioni, ma condivisibile. Dunque partono i preparativi: MGZ si offre per la preparazione di un roast-beef. Partenza in salita, dapprima perché il pezzo di vitello ha subito le attenzioni di un gatto dall'olfatto fine (se non fosse stato per la prontezza di Piero, se lo sarebbe spazzolato quel trancio lasciato incustodito per qualche minuto…). E poi il verduraio di fiducia dice di essere rimasto a corto di rosmarino … "Giuseppe, corri al Parco della Rimembranza: lì c'è la siepe di rosmarino" dice MGZ.
Idea originale, ma per necessità tutto si fa. Mi reco sul posto e con fare circospetto spezzo qualche rametto qua e là, tanto la siepe è bella lunga e in tanti ne approfittano. Solo due tipe in tenuta da joggins passano ma non mi notano: missione compiuta.
Primo pomeriggio. Cottura terminata e prova assaggio : "Giuseppe assaggia un po’, che te ne pare?" dice MGZ. Direi che è buono.
Diciamolo, mia moglie se la cava bene in parecchie specialità culinarie; tra paste, carni e dolci però non mi sbilancio mai nei giudizi e nelle quantità. Il commento degli amici è unanime: "Come mai in questi anni di matrimonio non ti è riuscito di prendere neanche un chilo in più? Non segui la media e sicuramente tua moglie non cucina male". Allora parto col mio adagio: "Non è la quantità che conta, ma la qualità".
Buon fine anno a tutti: che possiate salutare il nuovo anno in modo unico e indimenticabile, ma non per gli eccessi.

lunedì 17 dicembre 2007

Due anni di blog e 10.000 visite: non male, per essere nato come blog da dedicare ai due figli nati di diciassette.

venerdì 7 dicembre 2007

C'è il mio conterraneo MonsieurVP che mi invita all'ennesima "catena".
Ma prima, un importante annuncio: quelli di Bend Sinister si sono decisi a fare il grande salto sulla Rete. Chi sono per me, lo leggete meglio nel post della (auto)biografia musicale del Beppe. Chi sono musicalmente e cosa stanno facendo di buono, lo potrete leggere (o meglio sentire) seguendo il link a sinistra <--, oppure qui su MySpace Music. Hanno pubblicato il loro secondo album e da noialtri non aspettano che critiche, positive o negative non importa. Non mancate!!
Ed ora, la "catena".

Come sei diventato blogger?
Novembre 2004. Due amici (The_Artist e Spinjam) mi parlano di quest'idea di aprire il primo blog del paesello. Inizialmente penso a qualcosa simile ad un forum, ma loro mi spiegano che è diverso: accetto. Mi prende: comincio a scrivere, inventarmi rubriche, collezionare contatti. Però come tutti i blog a più mani è esercizio di democrazia, occorre rispettare la linea editoriale, non può essere un blog intimista.
Chi o cosa ti ha spinto a creare un blog?
Volevo un blog mio, intimista appunto. Scrivere versi o pubblicare la foto dei miei figli è un'idea un po’ folle ma di cui non mi pento assolutamente (anche se mi sottrae qualche minuto alle faccende della settimana e MGz mi bacchetta). Mi piace suscitare il dibattito per conoscere le persone: dal confronto si imparano tante cose e di solito si migliora. 
Il tuo primo post?
C'erano tre post nello stesso giorno: nei primi due c'erano versi lievemente autobiografici nel terzo c'era una foto splendida. Un'enorme distesa verde con due trulli in cima e due bimbi che scorrazzavano felici col cagnolino: i miei due figli Martino e Cosmo.
Il post di cui ti vergogni di più?
Mah, nessuno. Quando faccio qualcosa non mi pento, l'ho già detto.
Il post di cui sei più fiero?
Quando ricevi apprezzamenti da gente che conta e che stimi fa sempre piacere (come quando ad esempio Pino Scaccia mi ricopiò un post con fotomontaggio dedicato ad un ministro leghista). Ma quando costruisci un post usando una particolare foto del 1969 che tuo padre scattò in memoria di un evento storico quale l'allunaggio degli astronauti e leggi nel suo volto un radioso compiacimento, questa è più di una semplice soddisfazione.

Rilancio la catena ai seguenti amici: Rosdrudidurella, Ceglieterrestre, Gentlemac, Romins, Seaweeds.

sabato 17 novembre 2007



Attendere (pazientando)
quelle intense figure, chirografate:
appaiono tardi, austere.
Differentemente dal previsto,
sorprendono appena
ma il profumo attorno è inebriante e dolce
(ah, poterlo inscatolare).
Verde, azzurro,
luminosissimo.
Quiete,
e paura di infrangere
in-equilibri.
Ecco il punto: quando ti sembra di dominare gli eventi,
sono loro, i piccoli fremiti, a tenere lo scettro.
Ricordi questa: "Non riesco a dirti 'ti amo'
perchè appena pronunciata, questa parola
sembra infrangersi in mille pezzi, sgraziatamente".
Questa volta ti dico:
Amore c'è, solida e presente.
Io cucio per lei idee, abbozzi di colore,
ricamo arpeggi, tendo tappeti sonori.
Ma Amore è in giro,
primadonna, austera.
Attenderla bisogna, pazientando.

domenica 11 novembre 2007



La foto è di Martino e nemmeno recente. Anche il viraggio seppia è suo, casuale ma giusto.
Che abbia un futuro da fotografo?

sabato 3 novembre 2007

Faccio copia-incolla di una mail del mio collega di studio Donato (detto Gallup); ci ho trovato un sacco di cose vere e dunque preso da un moto di nostalgia ho deciso di postarlo seduta stante. Enjoy.










DEDICATO AI MIGLIORI...
 ...ma anche a quelli più giovani

Noi che ci divertivamo anche facendo "Strega comanda color."
Noi che le femmine ci obbligavano a giocare a "Regina reginella" e a "Campana".
Noi che facevamo "Palla Avvelenata".
Noi che giocavamo regolare a "Ruba Bandiera".
Noi che non mancava neanche "dire fare baciare lettera testamento".
Noi che ci sentivamo ricchi se avevamo "Parco Della Vittoria e Viale Dei Giardini".
Noi che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il piede cresceva.
Noi che mettevamo le carte da gioco con le mollette sui raggi della bicicletta.
Noi che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la bici era il più figo.
Noi che "se ti faccio fare un giro con la bici nuova non devi cambiare le marce".
Noi che passavamo ore a cercare i buchi sulle camere d'aria mettendole in una bacinella.
Noi che ci sentivamo ingegneri quando riparavamo quei buchi col tip-top.
Noi che il Ciao si accendeva pedalando.
Noi che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico in casa.
Noi che facevamo a gara a chi masticava più big babol contemporaneamente.
Noi che avevamo adottato gatti e cani randagi che non ci hanno mai attaccato nessuna malattia mortale anche se dopo averli accarezzati ci mettevamo le dita in bocca.
Noi che quando starnutivi, nessuno chiamava l'ambulanza.
Noi che i termometri li rompevamo, e le palline di mercurio giravano per tutta casa.
Noi che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi la bella della bella..
Noi che se passavamo la palla al portiere coi piedi e lui la prendeva con le mani non era fallo.
Noi che giocavamo a "Indovina Chi?" anche se conoscevi tutti i personaggi a memoria.
Noi che giocavamo a Forza 4.
Noi che giocavamo a fiori frutta e città (e la città con la D era sempre Domodossola).
Noi che con le 500 lire di carta ci venivano 10 pacchetti di figurine.
Noi che ci mancavano sempre quattro figurine per finire l'album Panini.
Noi che ci spaccavamo le dita per giocare a Subbuteo.
Noi che avevamo il "nascondiglio segreto" con il "passaggio segreto".
Noi che giocavamo per ore a "Merda" con le carte.
Noi che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci toccava riavvolgere il nastro con la penna.
Noi che in TV guardavamo solo i cartoni animati.
Noi che avevamo i cartoni animati belli.!!
Noi che litigavamo su chi fosse più forte tra Goldrake e Mazinga (Goldrake, ovvio..)
Noi che guardavamo "La Casa Nella Prateria" anche se metteva tristezza.
Noi che abbiamo raccontato 1.500 volte la barzelletta del fantasma formaggino.
Noi che alla messa ridevamo di continuo.
Noi che si andava a messa se no erano legnate.
Noi che si bigiava a messa.
Noi che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.
Noi che non avevamo il cellulare per andare a parlare in privato sul terrazzo.
Noi che i messaggini li scrivevamo su dei pezzetti di carta da passare al compagno.
Noi che non avevamo nemmeno il telefono fisso in casa.
Noi che si andava in cabina a telefonare.
Noi che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.
Noi che non era Natale se alla tv non vedevamo la pubblicità della Coca Cola con l'albero.
Noi che le palline di natale erano di vetro e si rompevano.
Noi che al nostro compleanno invitavamo tutti, ma proprio tutti, i nostri compagni di classe.
Noi che facevamo il gioco della bottiglia tutti seduti per terra.
Noi che alle feste stavamo sempre col manico di scopa in mano.
Noi che se guardavamo tutto il film delle 20:30 eravamo andati a dormire tardissimo.
Noi che guardavamo film dell'orrore anche se avevi paura.
Noi che giocavamo a calcio con le pigne.
Noi che le pigne ce le tiravamo pure.
Noi che suonavamo ai campanelli e poi scappavamo.
Noi che nelle foto delle gite facevamo le corna e eravamo sempre sorridenti.
Noi che il bagno si poteva fare solo dopo le 4.
Noi che a scuola andavamo con cartelle da 2 quintali.
Noi che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo da casa in tuta.
Noi che a scuola ci andavamo da soli, e tornavamo da soli.
Noi che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, la mamma te ne dava 2.
Noi che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul diario, a casa era il terrore.
Noi che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su Google.
Noi che internet non esisteva.
Noi che però sappiamo a memoria "Zoff Gentile Cabrini Oriali Collovati Scirea Conti Tardelli Rossi Antognoni Graziani (allenatore Bearzot)".
Noi che "Disastro di Cernobyl" vuol dire che non potevamo bere il latte alla mattina.
Noi che compravamo le uova sfuse, e la pizza alta un dito, con la carta del pane che si impregnava d'olio.
Noi che non sapevamo cos'era la morale, solo che era sempre quella...fai merenda con Girella.
Noi che si poteva star fuori in bici il pomeriggio.
Noi che se andavi in strada non era così pericoloso.
Noi che però sapevamo che erano le 4 perchè stava per iniziare BIM BUM BAM.
Noi che sapevamo che ormai era pronta la cena perchè c'era Happy Days.
Noi che il primo novembre era "Tutti i santi", mica Halloween.


Courtesy image: www.pagine70.com

lunedì 29 ottobre 2007


Prendendo spunto da una riflessione di Giulio Rupi, ingegnere e urbanista, sulle periferie urbane, mi sbilancio su un terreno che pure se non familiare comunque mi è a cuore. Sono certo che qualcosa non ha funzionato e continua a non funzionare nella pianificazione delle grandi periferie urbane. Tanti hanno provato a scriverci su, traendone diversi risultati. La mia opinione sposa parecchio la tesi del Rupi (leggasi avanti) e si basa non su considerazioni sociologiche: non è più l'uomo che vivrà quei luoghi a dettare le regole della pianificazione degli spazi ma sovrastrutture, categorie, protagonismi e monumentalismi. Non c'è ebbrezza più grande per chi si occupa di progettazione di spazi che lasciare il proprio segno, a imperitura memoria. Meglio se di cemento, inamovibile. Un piacere grande e superiore alla gratificazione economica che l'atto in se già produce. E non è questione di "bello" o "brutto", ma di sostanziale sordità al feedback dell'utente, più che convinti di poter dettare per esso le regole del buon vivere. Periferie nate così prima o poi scoppiano: sono luoghi da cui fuggire, meglio non nascere lì.
Preferisco la provincia, con le sue strade storte, i suoi quartierini asimmetrici e le case messe a caso.

--------------------------

Le periferie urbane, un fallimento epocale
(di Giulio Rupi – pubblicato su Inarcassa 1/2006)


Bruciano le periferie di Parigi, ma anche in Italia c’è chi lancia l’allarme e teme analoghe reazioni di fronte al degrado delle nostre città: ecco allora che, inevitabilmente, insieme alle considerazioni sugli aspetti sociali del problema, tra le cause del malessere urbano si tirano in ballo anche gli aspetti materiali, cioè la conformazione fisica delle nostre periferie e le colpe di chi le ha così progettate.
Chi scrive si è confrontato fin dagli anni '60 con i molteplici fattori che hanno determinato il processo di costruzione delle città: l’insegnamento della progettazione urbanistica e architettonica nell’Università, una nutrita successione di leggi in materia di Urbanistica e di Edilizia Pubblica, il dibattito nazionale e internazionale degli addetti ai lavori, dal Modern al Postmodern alle polemiche sui “Maledetti Architetti”.
Ne ha tratto la convinzione che “tutto si tiene”, cioè che le teorizzazioni del Movimento Moderno, l’insegnamento del mestiere di progettista nelle scuole secondarie come nelle facoltà universitarie, la conduzione delle riviste specializzate, le scelte dei concorsi di Architettura, la mentalità dei funzionari pubblici, l’elaborazione delle leggi di settore e la loro applicazione nella costruzione della città, fossero tutti aspetti assolutamente correlati e consequenziali di un unico sistema culturale, forte e coerente, tuttora egemonico.
Di conseguenza pare improbabile che si possa far fronte al fallimento epocale nella costruzione delle periferie urbane utilizzando gli strumenti culturali di sempre, senza ripensare a fondo le teorizzazioni e i luoghi comuni che sono alla base di questo fallimento e che tuttavia si danno tuttora per scontati.
Eccoci allora ad enumerare alcuni degli aspetti di questo pensiero unico che “da sempre” hanno presieduto alla costruzione della città. La distruzione dello spazio urbano da spazio interno a spazio esterno: dagli “interni” delle piazze e delle strade dei centri antichi alla “Ville radieuse” degli edifici isolati in mezzo alla Natura. Le Corbusier disse testualmente (e coerentemente, dal suo punto di vista) che bisognava “distruggere i Centri Storici delle città europee” e realizzò quella “Unité d’abitation” che nella sua forza teorica è paradigma e premonizione di quello che sarebbe poi successo in tutte le periferie del Mondo.
Lo spazio urbano non è più un interno, quasi un prolungamento dell’abitazione, uno spazio amichevole di strade delimitate da edifici e di piazze come “salotti”; si sfrangia e diviene un esterno, un vuoto popolato di edifici isolati: questo è voluto e teorizzato, è coerente con quel pensiero unico. Le architetture divengono così monumenti isolati. In uno spazio di questo tipo ogni episodio architettonico è un monumento. Non si crea più un tessuto urbano di strade e di piazze, ma una serie di episodi architettonici in uno spazio non più strutturato. E’ voluto e teorizzato: in qualsiasi concorso vincerà tuttora non chi cerca umilmente di ricreare uno spazio urbano ma chi esibisce il suo particolare monumento di architettura.
Così l’Architetto diviene “Artista”, si distrugge ogni continuità con il passato, ogni regola d’arte trasmissibile e le Università sfornano ogni anno migliaia di progettisti che si affacciano al lavoro, ognuno con l’intenzione di diventare “un grande Architetto” e mettere la propria indelebile firma sul territorio liberando la propria disinibita fantasia di Artista.
L’abitazione, o meglio “la casa”, il luogo della famiglia, il luogo in cui si costituisce l’autonomia dell’individuo, diviene “macchina per abitare”, diviene “un servizio” per il cittadino, privo di ogni valore simbolico.
Così negli anni '70 si promulgano leggi per l’edilizia popolare che fissano parametri su parametri e costringono sia ad una progettazione omologata (i “quartieri della 457” tutti uguali e riconoscibili in qualsiasi città d’Italia) sia a scelte tecniche di bassa qualità, che portano gli edifici a un degrado veloce. E su questa filosofia si è teorizzata e praticata la cosiddetta “industrializzazione edilizia”, che funziona solo su interventi di grande dimensione e con progettazioni ossessivamente omologate.
Parallelamente a questo tutto il sistema si evolve in maniera che i meccanismi, le strutture che presiedono alla costruzione della città debbano accrescersi in dimensione e complessità.
Chi ha fin dagli anni '60 partecipato alla costruzione di case in cooperativa sa che in quegli anni le cooperative erano ancora costituite dagli stessi utenti finali che si costruivano l’alloggio “in prima persona”. In seguito, per la promulgazione di una serie di leggi sulle assegnazioni e sui finanziamenti, la gestione è passata a strutture di livello superiore, più grandi e complesse, ed oggi l’utente della cooperativa non differisce di molto da un qualsiasi acquirente del mercato privato. Così si è interrotto il confronto tra i progettisti e i cittadini, che era un tempo la caratteristica della cooperazione.
Perché infatti fondamentale e comune a tutte le diverse facce di questo unico problema è il rapporto paternalistico nei confronti dell’utente che è sotteso a questo sistema culturale.
Mentre per chi progetta un’automobile è fondamentale il gradimento finale dell’utente, per chi progetta la città è del tutto indifferente la verifica finale dei “consumatori”, il cosiddetto “successo di pubblico”. Vale solo il consenso interno a questo sistema, costruito sulle riviste specializzate, sulle cattedre universitarie e sui concorsi di progettazione.
Resta il fatto che l’altra faccia di questa medaglia, cioè dell’indifferenza alle reazioni dei consumatori, è proprio il degrado e l’esplosione delle periferie.
Così è più facile risanare con urbanizzazioni e servizi i quartieri abusivi costruiti in proprio dalla gente secondo un qualche criterio spontaneo, piuttosto che porre mano alla riqualificazione di alcune tristemente famose macrostrutture, i cosiddetti “mostri” realizzati nei PEEP dalla mano pubblica e subito rifiutati dalla gente che li ha condannati a un veloce degrado. Per questi edifici l’unica soluzione rimane la demolizione.
Ma allora, se “tutto si tiene”, se cioè questo sistema culturale assolutamente coerente e inattaccabile (non c’è a tutt’oggi concorso in cui possa prevalere un progetto ideologicamente estraneo a questo sistema) ha governato fin qui la costruzione della città ed ha prodotto questi risultati, come si può far conto che dal suo interno sorga la soluzione del problema, se non ci sarà prima un “cambio di paradigma” che ne rimetta in discussione tutte le premesse?
Un filo di speranza viene dagli Stati Uniti, dove si va facendo strada la corrente del “New Urbanism”, un movimento che, partendo dalla constatazione del fallimento della città americana costruita sulle teorizzazioni del Modernismo, ne ha rimesso in discussione tutti i postulati e guarda ai valori urbani dei Centri Storici europei. Così noi Europei rischiamo di attardarci nell’ultimo degli ismi sopravvissuti, il Modernismo in Architettura, mentre altri si ispirano per il loro futuro proprio a quei meravigliosi spazi urbani che la nostra cultura ha saputo costruire in passato.
--------------------------

On air: Genesis - Fly on a Windshield (The Lamb Lies Down on Broadway)


giovedì 11 ottobre 2007

Squilli di tromba, gente: il Beppe torna a suonare!!!
Partivo dall'idea di raccontare questa rilevante novità che mi vede coinvolto (fuori dall'ambito lavorativo) a partire dal luglio scorso: il ritorno alla musica suonata. Ma presto mi son reso conto che per inquadrare meglio la portata dell'evento avrei dovuto raccontare un po’ tutto dall'inizio. Dunque ne è venuta fuori una sorta di …


… (auto)biografia musicale del Beppe.

"O fai una musica senza futuro, o non hai capito mai nessuna lezione"  



Leggenda vuole che sia nato sotto una radio a valvole Mivar. La musica in casa in casa di Beppe non è mai mancata: il nonno materno, ex-organista dilettante ma con gusto, apprezzava le strimpellate sul suo harmonium da salotto. A sette anni Beppe imita le note dello spot televisivo di "Vecchia Romagna" ed è subito oggetto di curiosità. Ma lui non gradisce queste attenzioni e molla la tastiera. Nel frattempo la radio si consuma alle note dei Beatles, The Who, Genesis, Pink Floyd, Yes, The Police, Supertramp, Dire Straits … L’occasione giusta viene più tardi, a 14 anni, quando presa in prestito una chitarra si iscrive ad un corso amatoriale di chitarra, tenuto da Antonio Da Costa. Vederlo suonare i ritmi della bossa-nova e del flamenco è la folgorazione. Da allora le sei corde iniziano a muoversi nelle sue vene. Poi Sandro gli dice: “Te che c’hai orecchio, aiutami a provare i pezzi di questo nuovo gruppo … tiè, ascolta questa, si chiama Sunday Bloody Sunday …”. Ricomincia così a imitare pezzi celebri e grandi successi: è la cover-mania. Non trascurabile è per Beppe il tempo dedicato al laboratorio di sperimentazioni elettroniche che nel frattempo si è allestito in soffitta, dove provare a creare suoni, analogici ovviamente, insieme al suo amico Gianni.  

Un sacco di spiccioli spesi a distorsori autocostruiti, flanger che si inceppano, amplificatori iperpotenti ma instabili, forme d’onda quadre e sinusoidali fino ad arrivare ad una vera chitarra elettrica e una vera band. Anno 1987 circa: nascono gli Eclipse. Mesi e mesi di prove rigorose con i fratelli Pasquale e Vincenzo (chitarra e tastiere), Massimo (batteria) e Gianni (basso elettrico, lo stesso Gianni di cui sopra) ed il battesimo del pubblico ad una festa in cantina, primavera 1989, dove Beppe e gli Eclipse sbalordiscono un centinaio di curiosi accorsi. 

Feste di contrada, Feste dell’Unità, spettacoli autofinanziati (es. un autoarticolato di 12m. piazzato, attrezzato e pronto per lo spettacolo in un solo pomeriggio): ogni bagno della folla è un'emozione che non ha prezzo. Massimo lascia il posto a Mario, Gianni prepara il matrimonio con Franca così la band nel 1991 diviene Empty Pocket Band, a sottolineare la cronica carenza di mezzi economici per sostentare questa sanguigna passione per la musica. 

Sotto la guida di Pasquale&Vincenzo è l'ora di un concerto tutto proprio: la Empty Pocket Band raduna oltre 500 spettatori al piazzale Indipendenza, sullo sfondo della splendida zona monumentale della città dei trulli. Beppe passa al basso elettrico, probabilmente il primo 5 corde che il paese dei trulli abbia mai visto (tale strumento attualmente troneggia in un grazioso appartamento a Copenhagen). Special-guest della serata è un duo molto springsteeniano, Topsy Turvy (Claudio & Ermanno), che si propone con pezzi originali e allaccia una collaborazione che porterà, con l’inclusione del pezzo “Tell me what is wrong” di Topsy Turvy & Empty Pocket Band nel CD di “Bari Stop-over 92”, la prima esperienza di Beppe come arrangiatore.  

La produzione di Beppe come autore è breve ma intensa: l'estate del '92 è piena di spunti melodici, riposti in una musicassetta a 4 tracce. Anche con la Empty Pocket Band, tra una sessione di prove e l'altra nascono idee per pezzi originali; artefice è Pasquale, geniale quanto basta, creativo e dalla tecnica perfetta. Le esibizioni con la Empty Pocket Band terminano nell'estate '94. Risale a quel periodo una piccola ma divertente esperienza che vede Beppe & Topsy Turvy in un inedito trio basso-chitarra-batteria: si esibisce solo due volte The New Erection's Style, con repertorio stile rockabilly.  

Gli impegni universitari incalzano ma Beppe ha ancora il tempo per un paio di esperienze musicali: baritono in una corale diretta la M° Giuseppe Matarrese (la stessa corale che vide l'esordio di una futura promessa della lirica, Luciano Mastro) e basso "a cappella" tipo Neri-per-Caso in quintetto con Christian, Clorinda, Mino e Valerio. Quest'ultima, occasionale formazione del '95-96 chiude un ciclo perchè Beppe ventottenne annuncia il suo ritiro dalle scene per un paio di buoni motivi: una laurea appena conseguita e il matrimonio con la bella Maria Grazia. Da allora, una grande, lunga parentesi dal mondo della musica suonata, per lasciare spazio al lavoro e alla famiglia. Arrivano loro, la vera musica: Martino e Cosmo. Di tanto in tanto, qualche strimpellata per i piccoli e una serenata in compagnia di amici con gli evergreen.  

Estate 2007. Dei ragazzi hanno voglia di suonare, manca il bassista ed una "session" riaccende in Beppe la voglia di imbracciare uno strumento.
A pochi giorni di distanza Beppe rivede Vincenzo, il tastierista degli Eclipse: poche parole e un invito ad ascoltare qualcosina allo studio di registrazione. Conosce bene quel posto, che rivede a distanza di 13 anni: la musica può fare giri molto ampi, ma alla fine ti riabbraccia. 


E infatti ad attenderlo sono loro, i tre fratelli, Vincenzo, Pasquale e Martino (batterista quest'ultimo, il più piccolo ma il più robusto dei tre!). Loro sono andati avanti con un progetto musicale originale, Bend Sinister, che ha prodotto due album autoprodotti: Bend Sinister – omonimo (1999) e Senza Mete (2007). Nei weekend liberi dagli impegni, in studio di registrazione per mettere a punto le tracce melodiche e ritmiche, affinandole con sovraincisioni e missaggi curati. Notevoli testi di Pasquale. Il paragone con i prodotti commerciali ben più celebrati è immediato: non c'è nulla di meno.
"Ma l'hai portato il basso, vero?", fà Vincenzo …

mercoledì 19 settembre 2007

Se ho nostalgia di qualcosa? Poco o nulla, tranne quella serata di tredici anni fa. Mi manca parecchio quella freschezza, di prendere un treno in compagnia della persona che ami e partire senza battere ciglio per seguire il concerto del gruppo che fa la musica che ti ha accompagnato per un'adolescenza bella e irripetibile.



Vedere dal vivo i Pink Floyd fu una folgorazione: Beppe ci andava già preparato, conosceva quasi tutto di loro, Mgz era proprio in un altro pianeta, all'oscuro di quella musica. Chissà se furono quelle luci incredibili e quei suoni spaziali che maturarono la sensazione che questi due sarebbero potuti rimanere anche una vita intera a guardarsi negli occhi, senza parlare ma comprendendosi perfettamente.

Conservo ancora intatta l’emozione delle prime note del concerto di Roma-Cinecittà del 19.09.1994 - il pezzo era “Shine On You Crazy Diamond” - e delle 20.000 anime attorno accorse da ogni parte d’Italia a farsi inondare dalla potenza sonora della faccia oscura della luna con la Stratocaster (ovviamente) di David Gilmour!


Servizio televisivo Rai2: vedere qui
Courtesy image: http://www.pinkfloydsound.it - On air: Us and Them - Pink Floyd

lunedì 17 settembre 2007

Ormai il compleanno di Cosmo è divenuto un appuntamento atteso da amici e parenti. E non solo per la ricorrenza in sé e neanche perché coincide grossomodo con la fine dell'estate, quanto per la location: i trulli di Monte Carello. Questa volta il sole, il clima mite e un cielo splendido ci ha regalato una giornata davvero unica. Si, la ricorrenza è quella del 17, ma l'anticipo alla domenica era d'obbligo.
Nell'ordine ricorderemo:
-    la disputa tra me e Mgz sull'opportunità di montare o meno il secondo gazebo a pochi minuti dall'arrivo degli ospiti, vinta dal sottoscritto (con l'appoggio di Martino senior);
-    la piccola banda (5 maschietti, tra figli, cugini e pro-cugini) fra scorrazzate tra i campi e lanci incrociati di zolle di terra;
-    le focacce al pomodoro e alla cipolla di nonna Marta cotte nel forno a legna;
-    il vino rosso e l'ospitalità di nonna Masina;
-    il barbecue di zio Gianni;
-    la partitina a pallone over-30 contro bambini (confronto impari, vinto guarda un po’ dai seniores…);
-    le accanite discussioni politico-tecniche tra Michelangelo e Giorgio;
-    le argomentate disquisizioni di nonno Martino sui pregi della nuova Panda Multijet di nonno Cosmo;
-    il gattino Pulce, vittima dei giochi della banda (esausto a fine giornata ma appagato da lauti regali … alimentari).
Una giornata a tutta vita, davvero lontana dal mondo e dalle ansie lavorative. Grazie a tutti.




mercoledì 12 settembre 2007

Post (auto)celebrativo.




Ogni tanto ci piace che ci dicano una parola di simpatia, che qualcuno ci coccoli con piccole cortesie, in una parola sentirci considerati. Questo è un post sostitutivo di notorietà: io, in data odierna dichiaro che gli anni passano ma non contano, lei che ha un nome semplice e bello da ricordare. Tutto qui.


On air: A Remark You Made – Weather Report (omaggio alla memoria di Joe Zawinul)  



lunedì 20 agosto 2007

Si parte. E per scaramanzia il luogo è lo stesso dello scorso anno: speriamo vada meglio ...





Update 27.08.2007: Visione notturna della spiaggia, con plenilunio e pista ciclabile illuminata.


sabato 21 luglio 2007

21 luglio 1969 

Quella mattina tutti erano stati convocati di buon'ora, le 5.00 circa, nonni e zii vari, ad assistere a qualcosa di storico: lo sbarco del primo uomo su un corpo celeste extraterrestre. Mio padre insistette perché la portata dell'evento meritava l'ora insolita. Lui ha sempre avuto un particolare riguardo per le conquiste spaziali. Mio fratello terzogenito questa passione la porta incisa nel suo stesso nome di battesimo, Sirio: quasi uno scandalo per la famiglia. Comunque io non posso ricordarmi quella mattina ma ero lì: quel pupetto secondo da sinistra sono proprio io. Dunque l'uomo è andato sulla luna. Poi c'è stato qualche buontempone che ha parlato di una enorme messa in scena, preparata negli studi hollywoodiani. Lasciamo costoro nella loro convinzione, perché la scienza è un'altra cosa: gli specchi per rifrangere i segnali laser misuratori Terra-Luna ce li avrà portati qualcuno in una delle decine di missioni Apollo, no? 
Rivedermi nella foto un pò mi commuove, perchè mio padre assomiglia al mio avatar (è l'ultimo sulla destra nella foto) e perchè in fondo posso dire: c'ero anch'io.

lunedì 16 luglio 2007



Mi piaceva chiamarla "la stradina delle lucciole". La casa della nonna era dall'altra parte del paese e quando andavo a trovarla d'estate, al rientro la sera percorrevo quella stradina pedonale e se la fortuna mi accompagnava, a volte ci si poteva trovare qualche lucciola. Ero sempre molto attento a scorgere qualche lucina verde sul ciglio e se la trovavo, mi ci soffermavo incantato.
Per fortuna ci sono ancora.

mercoledì 11 luglio 2007


Stupido. Bastava aprirsi un po’ e chissà se parlandone ti sarei potuto essere di aiuto. Ma hai preferito lanciare un urlo nel vuoto, un unico inutile estremo urlo di aiuto. Inutile, perfettamente inutile.

C'è un episodio che mi turba dall'altro ieri e del quale non riesco ancora a darmi una ragione. Una realtà che non potevo immaginare: una incomunicabilità che porta fino alla negazione della vita. Giovane ma già col volto segnato dal duro lavoro, conoscente da qualche anno, ultimamente avevamo instaurato anche rapporti lavorativi interessanti. Imprenditore figlio di imprenditore, con prospettive per il futuro e tanti impegni: nessun segnale apparente. Lunedì mattina, al rientro da un impegno fuori sede, la notizia dai miei colleghi di studio: suicidio. Così ora cerco di ricollegare frammenti delle sue conversazioni alla ricerca di una causa, ma finora niente, niente che mi possa fare intravedere un disegno di questo tipo. Deve esserci più di una ragione per negarsi alla vita, agli affetti di una famiglia e alle adorate tre figlie. Poi stamattina, la visita in studio del padre, preoccupato solo di come chiudere i lavori già avviati …

martedì 3 luglio 2007



Dico subito che questa proposta di legge che vieterebbe la circolazione dei motorini col bambino a bordo mi vede completamente contrariato. E vediamo il perché. In un paese normale elevare a norma di legge quello che il semplice buonsenso già suggerisce è di per se una cosa inutile e ridicola. Ma questa è l'Italia, altrimenti non saremmo le macchiette del mondo (altro che G8). Allora ho provato a darmi qualche spiegazione. Due ipotesi, anzi tre: a) i proponenti hanno pensato di risolvere finalmente la piaga delle famigliole che partono dalla provincia per i loro week-end nelle ridenti località marine, lui in canottiera e pupo in grembo, lei fazzoletto in testa e di traverso sul sedile e bagaglio trabordante – è vero, non c'è nulla di più instabile e pericoloso -; b) è un buon metodo per far cassa, visto l'elevatissimo numero di dodicenni a bordo degli scooter con adulto annesso nelle città; c) bisogna muovere un po’ l'economia, per dar lavoro agli artigiani carrozzieri pronti e rendere omologabile lo scooter con l'apposizione di apposito sedile con apposite pedivelle per under12 – omologate, si intende -.Peccato, avevo giusto intenzione di ri-comprarmi il Vespone (non bianco, ma rosso) che inopinatamente ho venduto nell'89, per poter portare a fare il giro di isolato ai bimbi, giusto per far provare loro l'ebbrezza del vento tra i capelli. Devo rinascere una generazione fa.

Courtesy image: Phottic

giovedì 28 giugno 2007



Tuffi nella paglia: forse il sogno di tutti i bimbi. E' sicuramente un gioco ambito, visto che loro ci passano anche pomeriggi interi nel week-end dai nonni.

Vorrei tuffarmi anch'io come loro …


sabato 16 giugno 2007

martedì 5 giugno 2007

Non è che sia un campione di simpatia, ma ha talento e vale la pena ascoltarlo. Sono qui a spendere due righe per un po’ di pubblicità gratuita a Sergio Cammariere, per una semplice ragione: sarà dalle mie parti il prossimo 13 giugno. E pure gratis! Tutti invitati, dunque.

mercoledì 30 maggio 2007

Ecco i cuccioli



Sono in tre. I piccoli di Principessa finalmente sono usciti dalla tana: sono inavvicinabili, ma a quanto pare in buona salute. Seguiamoli a distanza.

mercoledì 23 maggio 2007

I magnifici 25.


Scopro che Ed mi invita allo stuzzicante gioco delle playlist, i 25 brani della mia vita*. E come dice lui, ce ne sarebbero tanti altri, ma questi sono quelli che porterei con me … sulla Luna!


The Who: Pinball wizard
Pink Floyd: Echoes
Genesis: Carpet crawlers

Emerson, Lake & Palmer: Jerusalem
Yes: Does It Really Happen?
Dire Straits: Skateway
King Crimson: Matte Kudasai
Supertramp: Take the Long Way Home
Eagles: King of Hollywood
The Cure: Friday i’m in love

Joe Jackson: Real man
Tears for Fears: Woman in chains
Depeche Mode: Enjoy the silence

U2: Gloria
Take 6: Come unto me
Peter Gabriel: Red rain
Pat Metheny: Phase dance
Jaco Pastorius: Portrait of Tracy
David Sylvian & Ryuichi Sakamoto: Forbidden colours
Chris Isaac: Wicked game
Queen: Radio gaga
Led Zeppelin: Babe i’m gonna leave you
Santana: Europa
Eugenio Finardi: Musica ribelle
Gianni Togni: Semplice



Rilancio e invito chiunque a provarci (fatemi sapere).

*Update. In origine era: "Se dovessi spiegare il rock ad un extraterrestre in 25 titoli".

venerdì 18 maggio 2007


Sto virando.




Partivo dall’idea di un post in omaggio ad Atom Earth Mother, poi mi sono soffermato a ricordare gli ascolti d’un fiato della celebre suite da 23’45” in soffitta, da solo e in compagnia. Dunque mi sono ritrovato nostalgico, della serie “ … ai miei tempi … “. E questo non va. Perché è proprio il genere di atteggiamento che ho odiato ad altri, quello che ora mi accade. Anni che passano, capelli grigi? Non so.
Mah, mi vado ad ascoltare la suite, poi vediamo …
… eh no, neanche questo mi rinfresca.
… … …
Fattore tempo. Si, perché prima ti sembrava di avere tutto il tempo che ti necessitava gratis, oggi anche i 5 minuti hanno un prezzo. Che tristezza.




Suggerimento: guardarsi l’opera del fotografo Storm Thorgerson,
tra i fondatori dello studio Hipgnosis
e autore di quella ed altre memorabili cover-album
(thanks to Seaweeds).

lunedì 14 maggio 2007

Lo voglio

Fin dai tempi della band per me era un punto di riferimento stilistico e musicale: il basso headless Steinberger. L’altro giorno curiosando su e-bay, eccolo lì, nel suo splendore il tanto desiderato, white-body, 5-strings. Location: Catonsville (MD) – U.S.A.
Senza pensarci due volte partecipo all’asta e me lo aggiudico.
Solo che poi ho dovuto spiegare tutto e con molta diplomazia a Maria Grazia, tenuta all’oscuro dell’affare costato più di 500 euri tra strumento, dazi, air-mail, IVA e imposte varie. Comunque ora è mio e suona che è una goduria … eccolo!


mercoledì 9 maggio 2007

Cos’è ?



Per me è una scoperta recente, ma la Nasa l'aveva adocchiato già dal 1980 durante una missione Voyager. Quell'enigma esagonale sul polo Nord di Saturno ora è stato ripreso anche dalla sonda della missione Cassini-Huygens e gli scienziati non sanno ancora darsi una spiegazione. Non ci sto dormendo la notte: ma cos'è?



 


domenica 6 maggio 2007


Ho visto cose che voi umani …


“Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare... navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire...”

Da “Blade Runner” (Ridley Scott – 1982) – Monologo finale del replicante Roy.


lunedì 30 aprile 2007

Della sopravvivenza (ovvero dei momenti bui e degli espedienti per farseli passare) – pt.1

Sono lieto di aver rimosso il periodo universitario. Sono vissuto cinque anni con la consapevolezza di non aver nessuna voglia di familiarizzare con la città, una città utile semmai per raggiungere obiettivi. Freddamente, come una escort di lusso per il suo mecenate.
Dalle nostre parti non è come quei bei college americani e la vita degli studenti fuori-sede non è proprio esaltante. Così mi ritrovavo, anni fa, a guardare quella frazione di steradiante di cielo, stretto tra i palazzotti anni ’30 della Bari murattiana, dalla finestra di quella casa in affitto.
Maturai un concetto poco rassicurante: se sei alla ricerca di un posto dove sentirti a casa fuori di casa, il mondo è troppo piccolo. Ossia: fai presto a fare il giro del mondo, per trovarti agli antipodi solo per fuggire da qualcosa, da qualcuno, ma per quanti sforzi tu voglia fare, quello non sarà mai un luogo dove sentirti a casa. Quindi cambi posto, e ancora, ma quando pensi di aver raggiunto il posto giusto, non ti senti ancora a casa.
Il mondo è stretto quando non sei in pace con te stesso.
Avevo bisogno di un’àncora di salvataggio: quel pezzo di cielo, beato e sorridente in mezzo al traffico, doveva darmi la soluzione. Ma sì, come avrei potuto non riconoscerlo: era sempre lui! Il cielo rubicondo delle mie migliori giornate tra l’erba, a cavalcioni sui muretti a secco della mia Murgia, vento tiepido sulla faccia e un bacio sulla fronte di zia/zio Sole al tramonto. E il mondo ridiventava grande.
Passato il magone, via giù sugli appunti e avanti con gli studi. Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione…

        On air: Joe Jackson - Shanghai Sky

sabato 21 aprile 2007

Princess


Era un batuffolo spaurito quando quella sera la salvammo tra il traffico della movida paesana.
Gli inizi nella fattoria dei miei suoceri non furono facili: c’erano altri felini nei paraggi, col loro habitat ben definito. Ferite, frustrazioni, sempre smilza. Però alla fine ce l’ha fatta: Principessina ha conquistato il suo status tra i simili, è cresciuta ed ora è in felice attesa  ... :-)

domenica 8 aprile 2007

Senza titolo
C’era un asse con un segno,
Che non pensava in bianco e nero
Divertiva, era cangiante.
C’era un topo
Non era divertente
Vederlo in difficoltà tra i rovi.
C’erano numeri incappucciati
Si rincorrevano senza sosta
Tarantolati.
C’era un sole rosso
Cullarsi tra i suoi seni
Non era mai stato così dolce.





lunedì 2 aprile 2007

Ha perso solo una battaglia, quella contro il suo male. Ma ora che il prof. E. Chiarantoni ci ha lasciati, raccoglieremo quella sua energia per continuarne altre e vincerle. Prima fra tutte, non lasciare che quell'area maledetta torni edificabile e per la sua memoria e per quella di decine di altre vittime silenziose, diventi un parco verde attrezzato come la città da anni attende.
Link sitoweb COMITATO FIBRONIT

sabato 24 marzo 2007

Era l’agosto dell’88. Lo ricordo bene, perché quella musica mi è rimasta scolpita nella mente come il colpo di mazzuolo di Michelangelo sul suo Mosè.

Un lungimirante arciprete decise di regalare alla città uno strumento che fregiasse in maniera degna la basilica: un organo a canne. Nei mesi precedenti avevamo seguito le fasi costruttive e di collaudo (con relativa tirata d’orecchi del costruttore ai chiassosi ragazzi, me compreso, durante l’accordatura) ed era giunto il momento del concerto inaugurale. In quella sera all’organo, uno dei maggiori organisti viventi al mondo, Daniel Chorzempa. Una specie di genio, dalla tecnica spettacolare ed esecuzione senza spartito (!) Per la chiusura del concerto era nel programma un classico della musica per organo, l’ultimo movimento dalla sinfonia n. 5 op. 42 in Fa magg. di Charles-Marie Widor, la “Toccata”. Per me si trattava di un pezzo sconosciuto e giuro, come in una fulminazione rimasi lì rapito, per 5 minuti a bocca aperta (neanche i Pink Floyd nel ’94 mi fecero quell’effetto) ad ascoltare una musica che pur se composta nel 1887 mi sembrava fatta il giorno prima. Il giorno dopo ero alla Ricordi a Bari a cercare il CD: trovato, e dello stesso esecutore!
Altro che rock-n-roll, quella era (ed è) musica spaziale!





lunedì 19 marzo 2007


 
Si, il compleanno è il 17 marzo (il blog l'ho aperto apposta per questo). Non preoccuparti di questo, Martino, non è questo il posto dove si deve essere precisi: nella vita sono altre le situazioni e i momenti per esserlo. Sono contento sì, sono contento che ci siete voi, tu, la mamma e Cosmo, a scombinare ogni giorno i programmi della mattina. Perchè altrimenti troppo organizzata, una vita risulta monotona. Auguri!

domenica 18 marzo 2007

Segnalo e invito a votare a questo indirizzo il cortometraggio scritto e realizzato dal mio amico Angelo I., che con questo prodotto si presenta al Festival on-line "On The Lot", curato da Mark Burnett, Steven Spielberg e DreamWorks Television.

sabato 10 marzo 2007



E' una coppia affiatata: hanno deciso di stabilirsi a pochi metri da casa e stanno preparando il nido. Li ho sorpresi durante la pausa pranzo osservare indifferenti il centro storico monumentale ...

giovedì 22 febbraio 2007

(gli amanti)

…non ce la faccio, aspettami …”
“Dai, non c’è tempo … ci sono alle calcagna, ormai!”
“…questa volta è finita, sentivo che questa storia sarebbe finita così…”
“Zitta, non è vero, non ci hanno visti … ci hanno scambiato per volpi … loro ci tengono alle greggi.”
“No, il capo ha capito … sai bene, le nostre tribù sono rivali …”
“Ecco, nascondiamoci qui … stringimi, e tutto andrà bene …”


                                     Credit image: https://it.wikipedia.org/wiki/Amanti_di_Valdaro


lunedì 5 febbraio 2007

Che la vita sia fatta di incontri, questo è più che una certezza. Così, a quel corso amatoriale di canto eravamo un gruppetto molto eterogeneo: lo studente della parrocchietta, nonni con nipoti, qualche casalinga. Fu così che conobbi Luciano, che fino a quel momento per me era di giorno l’operaio dell’impresa d’impianti che mi ristrutturava casa e di sera leader di una cover-band locale, con preferenza per i pezzoni di Freddie Mercury. Il maestro di canto lo inquadrò dal primo giorno: la tecnica era ancora da sgrezzare, ma la potenza e l’estensione erano superlative, in due parole un talento nato. Così dopo il saggio di fine anno con la corale neo-costituita perdemmo la voce solista, per sapere che aveva vinto una borsa di studio che lo spediva direttamente a Parma, nel tempio della lirica italiana. Oggi è una certezza della musica operistica, tenore in giro per l’Europa, richiestissimo nei teatri della Repubblica Ceca e Polonia. Chi l’avrebbe mai immaginato … auguri sinceri di una bella carriera!

Luciano Mastro links:  - 1 -   - 2 -   - 3 -   - 4 -

mercoledì 31 gennaio 2007

Un tempo suonavo. Anzi, c’è stato un  tempo nel quale ho creduto di poter avere un futuro nella musica, come autore o session-man, boh. Chitarrista e bassista, insomma un rocker: ho accarezzato un sogno interessante e con un paio di cover-band ho esplorato territori dal country-blues alla new-wave, dal progressive fino al dark. Tra gli ’80 e i primi ’90 pur autodidatta mi sono cimentato persino nella composizione. Ora suono raramente e solo in privato. Strimpello canzoncine per bambini ai miei figli o strampalate serenate per mia moglie. Ma almeno ora una nuova chitarra campeggia nel soggiorno, a mò di elemento di arredo: eccola, sempre accordata, pronta all’uso.

 

domenica 21 gennaio 2007

Congiunzioni astrali.


 
Luna - Venere, sui cieli di Alberobello. Sabato 20.01.2007; ora locale 17:36.

mercoledì 10 gennaio 2007

Un pò di pubblicità. Non sono un buon lettore, questo lo ammetto. Ma con una Fiat 500 in garage (non è mia, ma di MGZ, orgogliosamente da quando si è patentata) la curiosità si è fatta forte e ho comprato questo volume: “La bizzarra impresa”. Gli autori, Danilo e Fabrizio, narrano di un viaggio-scommessa compiuto attraverso gli oltre 15.000 km della sterminata steppa sovietica col leggendario veicolo che li ha portati fino a Pechino durante l’estate 2005. Niente GPS, nozioni tecniche essenziali e l’italica arte dell’arrangiarsi per un’impresa d’altri tempi, attraverso luoghi che il tracollo dell’Unione Sovietica sta cambiando. Consigliabile a pieni voti.