giovedì 31 dicembre 2009



Il 31 dicembre ti costringe a fare bilanci, per default. E questo un pò mi irrita, perchè vorrei un tempo senza scadenze, regolato al sorgere del sole e al cambiare delle stagioni. Comunque...
Alcune notiziole: 1) 365 giorni fà sbarcavo su Facebook, bilancio è che ho contatti con circa trecento amici/conoscenti/parenti/gruppi ecc. Ho creato anch'io un paio di gruppi, ci sono altrettanti contatti pure lì. E' un mondo interessante, và studiato e accarezzato con misura, odio tutti quegli inutili quiz/test/, mai fatto uno finora; 2) Martino è stato eletto membro del Consiglio Comunale dei Ragazzi, pare che gli diano l'incarico di Assessore alla Solidarietà. In altri momenti sarebbe stata una notizia di cui andare fieri, coi tempi che corrono l'unica domanda che ti fanno è:"Vabbè, ma amico di chi?"; 3) al lavoro bilancio alquanto positivo, abbiamo totalizzato una serie di progettini mediamente interessanti anche se spesso poco redditizi, non si riesce a mettere nulla da parte, si sta nelle spese, vorrei fare altro (es. ricerca su fonti rinnovabili) ma questo è cio che mi dà il pane, resisto. Il collaboratore storico che lascia lo studio (grazie per tutti questi anni, Donato!) per un nuovo incarico professionale. 4) c'è piu musica i casa: dopo Martino (chitarra elettrica) è la volta di Cosmo (tastiera) che iniziato un corso, sembra promettente; 5) MGZ ha varcato la soglia degli 'anta' ma è contenta, perchè a volte qualche anziano cliente del suo CAF la chiama "signorina"; 6) ci sono toccati un paio di interventini chirurgici programmati più un ricovero urgente in famiglia, ma ora è tutto ok; 7) politica internazionale: forza Obama!; 8) politica nazionale: anno da gettare, non mi riconosco più in nulla, neanche nel Presidente della Repubblica, io che sono sempre stato un repubblicano. L'aggressione a s.b. è chiaramente una messinscena.
Auguri a tutti, spero che MMX (2010) sia un anno migliore (si dice sempre così) e spero di vincere una lotteria nazionale, possibilmente col biglietto regalatomi da qualcuno.

N.B.: La foto è quella del nostro albero di quest'anno, col presepe fatto e poi rifatto (a me piaceva rosso, a MGZ blu ...)

sabato 12 dicembre 2009

Anno 1961. Don Antonio, il parroco, era la persona giusta per chiedere consiglio e, se possibile, un aiuto. Cercare il riscatto dopo gli anni del dopoguerra passati a curare i vigneti del padre oppure a dare una mano ai fratelli maggiori nei trasporti lungo lo stivale d'Italia era comprensibile, ma a Martino piacevano le sfide. Come di quella di raggiungere Roma in bicicletta, poco più che ventenne, nel mezzo degli anni '50 e per strade polverose che ancora non conoscevano nè il traffico nè tantomeno le cabine telefoniche. Questa volta il ventisettenne ragazzo di provincia aveva un sogno che era anche un progetto di vita: avviare un'attività che il paese dei trulli ancora non conosceva, quella del tipografo. Don Antonio fu subito entusiasta dell'idea e subito lo mandò ad imparare il mestiere a Taranto, in una grossa stamperia diocesana. Dopo appena un anno il giovane tipografo era già alle prese con la costruzione dell'edificio futura sede della nuova tipografia, investendo nell'impresa tutti i suoi averi. I primi anni dell'attività trascorrono senza agi, tra gli apprezzamenti e la curiosità della gente. La tipografia di un piccolo paese è anche un luogo dove si incontra il destino della coppia di sposi novelli in procinto di stampare il proprio invito di nozze, dove si raccoglie il dolore della vedova che porta il testo dell'annuncio funebre del congiunto, dove nascono le speranze dell'imprenditore che stampa la sua prima carta intestata, dove lascia le sue lagnanze il nobile decaduto che vuole rivivere un'effimera gloria autoproclamandosi in un diploma di benemerenza. Il tipografo che diviene anche un buon consigliere, all'occorrenza un fotoreporter, insomma uno stimato tuttologo, con la sua pacata ma acuta dialettica. Un uomo da sposare dunque, e la bella e giovane sposa Marta arriva, portando Martino a nozze nello spazio di un'estate. Una felice unione che porta tanto frutto, quattro figli, cresciuti tra i caratteri mobili alla Gutemberg, la carta bianca e gli inchiostri. Ci scherzavano sopra, i due, perché agli amici che chiedevano conto della prole numerosa e dai lineamenti gentili rispondevano puntuali: "Noi stampiamo in grande tiratura perché abbiamo il clichè, e ci vengono così".


A mio padre, per il suo 75mo compleanno: auguri!