sabato 21 luglio 2007

21 luglio 1969 

Quella mattina tutti erano stati convocati di buon'ora, le 5.00 circa, nonni e zii vari, ad assistere a qualcosa di storico: lo sbarco del primo uomo su un corpo celeste extraterrestre. Mio padre insistette perché la portata dell'evento meritava l'ora insolita. Lui ha sempre avuto un particolare riguardo per le conquiste spaziali. Mio fratello terzogenito questa passione la porta incisa nel suo stesso nome di battesimo, Sirio: quasi uno scandalo per la famiglia. Comunque io non posso ricordarmi quella mattina ma ero lì: quel pupetto secondo da sinistra sono proprio io. Dunque l'uomo è andato sulla luna. Poi c'è stato qualche buontempone che ha parlato di una enorme messa in scena, preparata negli studi hollywoodiani. Lasciamo costoro nella loro convinzione, perché la scienza è un'altra cosa: gli specchi per rifrangere i segnali laser misuratori Terra-Luna ce li avrà portati qualcuno in una delle decine di missioni Apollo, no? 
Rivedermi nella foto un pò mi commuove, perchè mio padre assomiglia al mio avatar (è l'ultimo sulla destra nella foto) e perchè in fondo posso dire: c'ero anch'io.

lunedì 16 luglio 2007



Mi piaceva chiamarla "la stradina delle lucciole". La casa della nonna era dall'altra parte del paese e quando andavo a trovarla d'estate, al rientro la sera percorrevo quella stradina pedonale e se la fortuna mi accompagnava, a volte ci si poteva trovare qualche lucciola. Ero sempre molto attento a scorgere qualche lucina verde sul ciglio e se la trovavo, mi ci soffermavo incantato.
Per fortuna ci sono ancora.

mercoledì 11 luglio 2007


Stupido. Bastava aprirsi un po’ e chissà se parlandone ti sarei potuto essere di aiuto. Ma hai preferito lanciare un urlo nel vuoto, un unico inutile estremo urlo di aiuto. Inutile, perfettamente inutile.

C'è un episodio che mi turba dall'altro ieri e del quale non riesco ancora a darmi una ragione. Una realtà che non potevo immaginare: una incomunicabilità che porta fino alla negazione della vita. Giovane ma già col volto segnato dal duro lavoro, conoscente da qualche anno, ultimamente avevamo instaurato anche rapporti lavorativi interessanti. Imprenditore figlio di imprenditore, con prospettive per il futuro e tanti impegni: nessun segnale apparente. Lunedì mattina, al rientro da un impegno fuori sede, la notizia dai miei colleghi di studio: suicidio. Così ora cerco di ricollegare frammenti delle sue conversazioni alla ricerca di una causa, ma finora niente, niente che mi possa fare intravedere un disegno di questo tipo. Deve esserci più di una ragione per negarsi alla vita, agli affetti di una famiglia e alle adorate tre figlie. Poi stamattina, la visita in studio del padre, preoccupato solo di come chiudere i lavori già avviati …

martedì 3 luglio 2007



Dico subito che questa proposta di legge che vieterebbe la circolazione dei motorini col bambino a bordo mi vede completamente contrariato. E vediamo il perché. In un paese normale elevare a norma di legge quello che il semplice buonsenso già suggerisce è di per se una cosa inutile e ridicola. Ma questa è l'Italia, altrimenti non saremmo le macchiette del mondo (altro che G8). Allora ho provato a darmi qualche spiegazione. Due ipotesi, anzi tre: a) i proponenti hanno pensato di risolvere finalmente la piaga delle famigliole che partono dalla provincia per i loro week-end nelle ridenti località marine, lui in canottiera e pupo in grembo, lei fazzoletto in testa e di traverso sul sedile e bagaglio trabordante – è vero, non c'è nulla di più instabile e pericoloso -; b) è un buon metodo per far cassa, visto l'elevatissimo numero di dodicenni a bordo degli scooter con adulto annesso nelle città; c) bisogna muovere un po’ l'economia, per dar lavoro agli artigiani carrozzieri pronti e rendere omologabile lo scooter con l'apposizione di apposito sedile con apposite pedivelle per under12 – omologate, si intende -.Peccato, avevo giusto intenzione di ri-comprarmi il Vespone (non bianco, ma rosso) che inopinatamente ho venduto nell'89, per poter portare a fare il giro di isolato ai bimbi, giusto per far provare loro l'ebbrezza del vento tra i capelli. Devo rinascere una generazione fa.

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