sabato 14 gennaio 2012

Qual'è stata la mia migliore foto del 2011? C'è PegaPPP, un blogger-fotografo di quelli seri, mica bambole da pettinare, che ogni tanto lancia i suoi compiti per il weekend con un tema a caso. Quello della migliore foto dell'anno passato mi ha preso, perchè ti fa pensare: è quella tecnicamente meglio riuscita o quella che racconta una bella storia? Sono d'accordo con Pega, per me è la seconda, ed ho scelto questa qua sotto.


Lui è mio padre, tipografo e pioniere della grafica nella città dei trulli, praticamente il primo ad aver portato nella città dei trulli l'arte della stampa. Qui mostra ad una classe di ragazzini in visita alla sua tipografia un vecchio cliché raffigurante un'immagine di trulli, scattata da lui nel 1968 e a lungo tempo utilizzata per le buste intestate della città di Alberobello.
Perchè lui me la racconta spesso la storia di questo scatto.
Nella primavera del '68 la città dei trulli non era ancora business e cineserie, ma ancora quel bel paesino fiabesco che incantava il mondo. Bastavano una passeggiata, una piccola macchinetta fotografica e qualche nozione di fotografia per immortalare in un negativo qualcosa dal sapore di storia. Ma lui voleva semplicemente uno scatto del proprio paese dal taglio verticale: si arrampicò su un tetto di un trullo (e vi assicuro che non è proprio una cosa salutare, le pietre non sono tutte solidamente assicurate) e di lì in effetti l'inquadratura era migliore. Poi notò un'antenna tv in lontananza che quasi era in asse col pinnacolo di un tetto di un trullo: alla ricerca dell'effetto si posizionò in maniera tale da portarla esattamente in asse con quel pinnacolo, come se l'antenna fosse piantata proprio in cima al pinnacolo. Ci riuscì a fatica, ed in un equilibrio precario, scattò quella foto. Poi terminato il rullino corse dal laboratorio fotografico di fiducia, che però, sorpresa, gli restituì una stampa di qualità mediocre, con un vistoso effetto mosso. La cosa non convinse affatto il tipografo, convinto di aver fatto uno scatto decente perchè il negativo sembrava pulito e soprattutto perchè l'intera serie mostrava più o meno lo stesso difetto: impossibile averle sbagliate tutte! Il fotografo del laboratorio si giustificò dicendo che il garzone aveva indugiato un pò troppo con lo sviluppo chimico, per cui era l'intero rullino irrimediabilmente rovinato. Ancora meno convinto, il tipografo portò il negativo ad esaminarlo da un secondo fotografo, che gli confermò la buona qualità, anzi provò subito a farne una stampa positiva, proprio quella della selva allineata di trulli: perfetta, cielo terso e bel contrasto!


Forse il primo fotografo, tra i pochi consapevoli della magia di una immagine, voleva ostacolare i sogni e l'ottimismo di un uomo proiettato al futuro, col suo singolare lavoro ed in attesa del suo primogenito che la giovane moglie gli avrebbe dato sul finire dell'estate per riempire le giornate tra carte pergamenate, inchiostri e caratteri tipografici o forse più semplicemente il fotografo, geloso e pieno di invidia per uno scatto riuscito meglio ad un fotoamatore che a lui, sperava che uno sgambetto così banale sarebbe stato sufficiente per non consegnare alla storia un'immagine onestamente carina. Comunque quella foto fu un successo, ed a quella ne seguirono molte altre, insieme alla prole del tipografo: quattro in tutto!
Ah dimenticavo: quel primogenito... è chi vi scrive queste righe ;-)