Era l’agosto dell’88. Lo ricordo bene, perché quella musica mi è rimasta scolpita nella mente come il colpo di mazzuolo di Michelangelo sul suo Mosè.
Un lungimirante arciprete decise di regalare alla città uno strumento che fregiasse in maniera degna la basilica: un organo a canne. Nei mesi precedenti avevamo seguito le fasi costruttive e di collaudo (con relativa tirata d’orecchi del costruttore ai chiassosi ragazzi, me compreso, durante l’accordatura) ed era giunto il momento del concerto inaugurale. In quella sera all’organo, uno dei maggiori organisti viventi al mondo, Daniel Chorzempa. Una specie di genio, dalla tecnica spettacolare ed esecuzione senza spartito (!) Per la chiusura del concerto era nel programma un classico della musica per organo, l’ultimo movimento dalla sinfonia n. 5 op. 42 in Fa magg. di Charles-Marie Widor, la “Toccata”. Per me si trattava di un pezzo sconosciuto e giuro, come in una fulminazione rimasi lì rapito, per 5 minuti a bocca aperta (neanche i Pink Floyd nel ’94 mi fecero quell’effetto) ad ascoltare una musica che pur se composta nel 1887 mi sembrava fatta il giorno prima. Il giorno dopo ero alla Ricordi a Bari a cercare il CD: trovato, e dello stesso esecutore!
Un lungimirante arciprete decise di regalare alla città uno strumento che fregiasse in maniera degna la basilica: un organo a canne. Nei mesi precedenti avevamo seguito le fasi costruttive e di collaudo (con relativa tirata d’orecchi del costruttore ai chiassosi ragazzi, me compreso, durante l’accordatura) ed era giunto il momento del concerto inaugurale. In quella sera all’organo, uno dei maggiori organisti viventi al mondo, Daniel Chorzempa. Una specie di genio, dalla tecnica spettacolare ed esecuzione senza spartito (!) Per la chiusura del concerto era nel programma un classico della musica per organo, l’ultimo movimento dalla sinfonia n. 5 op. 42 in Fa magg. di Charles-Marie Widor, la “Toccata”. Per me si trattava di un pezzo sconosciuto e giuro, come in una fulminazione rimasi lì rapito, per 5 minuti a bocca aperta (neanche i Pink Floyd nel ’94 mi fecero quell’effetto) ad ascoltare una musica che pur se composta nel 1887 mi sembrava fatta il giorno prima. Il giorno dopo ero alla Ricordi a Bari a cercare il CD: trovato, e dello stesso esecutore!
Altro che rock-n-roll, quella era (ed è) musica spaziale!
1 commento:
Io credo che in quel periodo (proseguendo fino agli anni trenta del novecento) in tutte le discipline si sia raggiunto il culmine della modernità. E della bellezza, in certi casi. E'lo spirito di ricerca e di superamento che manca ai nostri giorni. (e che a te, considerando anche quanto spazi anche tra i generi odierni - vedi qualche post più in basso-, si direbbe non mancare affatto...)
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