Martino, Mgz e Cosmo a Londra, sulla collina del Greenwich Royal Observatory
venerdì 23 agosto 2013
London experience 2013 (ovvero Italia-vs-Regno Unito: 0-2)
Infine furono i ragazzini, Cosmo e Martino, a convincermi; sì, perchè
altrimenti a questa età, non sarei ancora andato a Londra. Poi mio
fratello Orazio e consorte mi tranquillizzavano: vedrai - dicevano - è
più facile di quanto non sembri. A me una mega-città europea di 10
milioni di abitanti faceva paura a "prescindere", ed in effetti mi
sbagliavo. E' stata un'intensa splendida settimana, immersi in una
grande città con la sua secolare storia ma proiettata verso il futuro
con la sua colorata verietà umana, i suoi edifici classici ed i suoi
grattacieli hi-tech e l'impeccabile sistema dei trasporti pubblici. E
poi: British Museum, Greenwich, The O2-British Music Experience, Science
Museum, Natural History Museum, National Gallery, Tate Modern, i grandi
parchi, i ponti sul Tamigi, i quartieri, le piazze, i mercati, i
luoghi-simbolo del grande rock inglese. Ho osservato la gente nella
metropolitana ("... mind the gap, mind the gap"), di tutte le razze e di
tutte le confessioni, un caleidoscopio umano che fa bene alla vista,
perchè in un certo modo in armonica convivenza, nel rispetto delle
regole. Ho cercato, non trovandolo, un equivalente italiano in tutto
ciò, dunque ho cercato un perchè. Il livello di civiltà di un popolo?
Diverse cose messe insieme, ma sopra tutto, una sensazione di
accoglienza e di sicurezza. Ad esempio, in metropolitana tra un
gruppetto di scozzesi mezzo ubriachi per i loro festeggiamenti mi
sentivo più sicuro che in una qualunque strada deserta di Bari vecchia.
Non soltanto per videosorveglianza e poliziotti discreti ma presenti:
ecco, forse per un senso civico diffuso, profondo e radicato. Ed il
rispetto delle regole. Ho visto due rampanti mediorientali in
Lamborghini beccare un verbale davanti ai magazzini Harrods rei di aver
fatto una (dico una) accelerata di troppo. Ecco infine il perchè, anzi i
"due perchè": il senso civico ed il rispetto delle regole. Una coppia
virtuosa che qui funziona e si autosostiene: se vuoi farti del male, sei
libero di farlo ma nelle tue mura, se vuoi dare dimostrazione del tuo
ego con offese gratuite o atti di vandalismo, prima della polizia sarà
il tuo vicino di fermata del bus ad interromperti con fermezza. Per
estensione, tutta l'economia di una nazione ne beneficia e qui intravedo
un'ipotesi: quello che ci dicono del Regno Unito attraverso i media
italiani non è tutto reale (e stavolta deve darmi ragione il mio amico
Vito, che mi rimprovera di vedere dietrologia ovunque), preferendo
notizie di folklore sui reali di Inghilterra e sui vari Royal-baby. Di
certo c'è che ho incontrato un sacco di ragazzi/e italiani/e a lavoro
nei negozi londinesi, ne deduco che qui il mercato del lavoro funziona
meglio che altrove, leggasi Italia, dove è soffocato da mille leggine
che ostacolano anzichè favorire. Sarei rimasto volentieri ancora un pò
in questa terra, vorrà dire che ci devo tornare. E se non ci tornerò,
voglio che ci tornino i miei figli, perchè respirando quest'atmosfera,
crescano più europei di me, stupido piccolo italiano medio.
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